Il MiTE pubblica il Piano per la transizione ecologica

Delibera CITE 8 marzo 2022, n. 1, recante “Approvazione del Piano per la transizione ecologica ai sensi dell'art. 57-bis, comma e) e seguenti, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”
28/06/2022

Con la Delibera Comitato interministeriale della transizione ecologica (CITE) 8 marzo 2022, n. 1, pubblicata nella G.U. del 15 giugno 2022, è stato approvato il Piano per la transizione ecologica.

Il Piano ha l’obiettivo di fornire un inquadramento generale sulla strategia per la transizione ecologica italiana e dare un quadro concettuale che accompagni gli interventi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR); allo stesso tempo, il documento si pone lo scopo di stimolare una riflessione sul tema nel dibattito e nella dialettica nazionale.

Il Piano si sviluppa secondo un approccio sistemico, che oltre a prefiggere in via precipua i classici obiettivi di decarbonizzazione, è caratterizzato anche da una visione olistica e integrata, che include la conservazione della biodiversità e la preservazione dei servizi ecosistemici, integrando la salute e l’economia e perseguendo la qualità della vita e l’equità sociale.

Frutto del lavoro collettivo del CITE e del MiTE, questa prima versione del Piano italiano subirà periodici aggiustamenti in base alla maturazione di nuove tecnologie che si affiancheranno a quelle attuali per realizzare obiettivi così ambiziosi; nonché in base all’introduzione di politiche economiche e sociali che accompagneranno tale transizione in modo da assicurare giustizia, benessere e lavoro. Il Piano di transizione ecologica, basandosi sulle “tracce” già delineate dal PNRR, si sviluppa attraverso 8 linee direttive, contenenti le misure fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi ambientali previsti nei trattati internazionali e negli accordi europei.

In particolare, gli obiettivi dettati dal Piano in commento possono essere così sintetizzati:

  1. Decarbonizzazione: la quota di elettrificazione del sistema dovrà progressivamente tendere e superare il 50%. In questo senso, l’accelerazione del contributo delle energie rinnovabili diventa un fattore cruciale: il loro apporto alla generazione elettrica dovrà raggiungere almeno il 72% nel 2030 e coprire, entro il 2050, quote prossime al 100% del mix energetico primario complessivo. A tal fine, saranno decisivi lo sviluppo delle reti di trasmissione, distribuzione e accumulo, nonché la diffusione delle comunità energetiche e dei c.d. prosumers (consumatori che sono a loro volta produttore), che saranno agevolati dalla semplificazione delle procedure di connessione alla rete dell’energia autoprodotta. Inoltre, un’attenzione particolare si rivolgerà al settore agricolo e forestale vista la loro importanza per l’economia nazionale e le loro potenzialità in termini di stoccaggio di carbonio e di riduzione delle emissioni.
  2. Mobilità sostenibile: l’obiettivo è di avere, entro il 2030, almeno 6 milioni di veicoli elettrici in Italia ed ottenere una riduzione delle emissioni indirette di carbonio in tutta la filiera del trasporto navale ed aereo, spingendo, inoltre, su alta velocità e traffico merci su rotaia. Il PNRR rappresenta un cambio di passo verso la mobilità sostenibile con investimenti di circa 38 miliardi, nel periodo 2021-26, nella rete ferroviaria nazionale e regionale, nel trasporto pubblico e nell’ambito della mobilità elettrica, ciclabile e pedonale; inoltre, si prevede la creazione di oltre 31 mila punti di ricarica elettrica per veicoli. Nel periodo successivo al 2030, al fine di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione completa, almeno il 50% delle motorizzazioni dovrà essere elettrico. Un peso analogo dovranno avere idrogeno, biocarburanti e carburanti sintetici ad impatto zero. In un quadro coordinato a livello europeo, i sussidi ai combustibili fossili dovranno essere progressivamente eliminati, mentre nei settori del trasporto aereo, marittimo e dei veicoli su strada dovrà essere valutata la possibilità di estendere il sistema ETS (il Sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE).
  3. Miglioramento della qualità dell’aria: il Piano predispone una serie di misure per rispettare gli obiettivi di riduzione degli inquinanti entro il 2030 stabiliti dalla Direttiva National Emission Ceilings (NEC). Inoltre, saranno attuate le misure contenute nel Piano Toward Zero Pollution della Commissione Europea volte ad accelerare il rientro nei limiti di qualità dell’aria attraverso un approccio multisettoriale e multilivello. Un’attenzione particolare sarà riservata all’impiego di biomasse e a una progressiva riduzione delle emissioni del settore agricolo.
  4. Contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico: circa l’8% del territorio italiano è impermeabilizzato e una porzione molto più ampia è interessata da fenomeni di degrado naturale e frammentazione degli habitat, con considerevoli danni ambientali ed economici. Dopo un rallentamento durante gli anni della crisi economica, il consumo di suolo è ripreso a un tasso di 2 metri quadrati al secondo. L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo zero netto entro il 2030, sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste. Frane, smottamenti e fenomeni alluvionali riguardano il 90% dei Comuni, con quasi un quinto del territorio a rischio medio-alto: il Piano prevede di mettere in sicurezza il territorio creando un sistema di monitoraggio avanzato ed una governance che tutelino e valorizzino il patrimonio culturale e paesaggistico del Paese.
  5. Tutela delle risorse idriche e delle relative infrastrutture: entro il 2026, attraverso gli interventi previsti nel PNRR, saranno potenziate le infrastrutture di approvvigionamento idrico primario le reti di distribuzione, fognature e depuratori, soprattutto nel Meridione. Per la stessa data sono previste riforme per rafforzare il Piano nazionale degli interventi nel settore idrico e rendere più efficiente la gestione delle acque, attraverso la formazione di consorzi pubblico-privato a livello sovracomunale. Entro il 2040, inoltre, si prevede il completamento dei lavori di potenziamento, rinnovo e aumento della qualità ed efficienza delle principali infrastrutture idriche.
  6. Ripristino e rafforzamento delle biodiversità: in linea con la strategia europea, si prevede un consistente potenziamento delle aree protette (dal 10 al 30%), l’adozione di “soluzioni basate sulla natura” per il ripristino degli ecosistemi degradati e una forte spinta nel monitoraggio a fini scientifici su habitat e specie a rischio, migliorando lo stato di conservazione per almeno il 30% degli habitat e delle specie il cui stato non è soddisfacente. I parchi nazionali e le aree marine protette verranno digitalizzati entro il 2026 per monitorare pressioni e stato delle specie, semplificare le procedure amministrative e migliorare i servizi ai visitatori, portando a compimento l’istituzione dei Parchi nazionali in via di costituzione e rafforzando gli strumenti che consentano un pieno sviluppo delle potenzialità̀ di sviluppo territoriale sostenibile. Il Piano prevede il rafforzamento della biodiversità nelle 14 aree metropolitane attraverso un programma di forestazione urbana (con la piantagione di 6,6 milioni di alberi) e di ripristino degli habitat degradati. Anche i fiumi verranno interessati da massicci interventi di rinaturalizzazione, a partire dal Po, per garantire la loro funzione essenziale di corridoi ecologici.
  7. Tutela e sviluppo del mare: primi essenziali provvedimenti del PNRR investono nelle attività di ricerca e osservazione dei fondali e degli habitat marini, anche attraverso il potenziamento di una flotta dedicata. Obiettivo delle ricerche è avere una mappatura e monitoraggio del 90% dei sistemi marini e costieri ed un restauro del 20%. Gli obiettivi di conservazione prevedono di portare al 30% l’estensione delle aree marine protette, di cui il 10% con forme rigorosa di protezione entro il 2030. Ulteriori misure da attuare entro il 2030 riguardano il contrasto alla pesca illegale, azioni coordinate con altri Paesi per la minimizzazione dei rifiuti marini e la promozione del turismo sostenibile.
  8. Promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e della agricoltura sostenibile: entro il 2022 verrà pubblicata la nuova “Strategia nazionale per l’economia circolare”, nella quale verranno definiti gli strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde e verrà estesa la responsabilità del produttore e del consumatore. La Strategia punterà anche al potenziamento della bioeconomia circolare, in particolare alla valorizzazione delle biomasse e della frazione organica dei rifiuti per il recupero di materia, delle colture non alimentari e delle colture in secondo raccolto per la produzione di energia, di bioprodotti e di biocarburanti. Di particolare interesse in questo senso sono i progetti lanciati dal PNRR delle “Isole verdi” e delle “Comunità verdi”. Parallelamente verrà portata a termine l’ottimizzazione della gestione dei rifiuti su tutto il territorio nazionale avviata dal PNRR al fine di rispettare gli obiettivi europei al 2030-40 per imballaggi, plastica, tessuti, carta, alluminio, rifiuti da demolizione, rifiuti elettrici ed elettronici e per ridurre lo spreco di acqua e alimenti.

Gli obiettivi del Piano sono tanto ambiziosi quanto necessari per un vero e decisivo cambio di passo verso una reale transizione ecologica. Il successo della transizione, come ammesso nello stesso Piano, dipenderà, da un lato, dalla capacità della pubblica amministrazione, delle imprese e del settore no-profit di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti; dall’altro, da un generale aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte di tutta la popolazione anche attraverso un inedito sforzo di comunicazione ed educazione nazionale verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile.

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